Il piccolo bulbo





Benché si sforzasse di ricordare, Bubbi non riusciva ad andare molto indietro nel tempo. Sapeva di essere un bulbo di fiore, questo sì. E di chiamarsi Bubbi. Ignorava però da dove venisse, chi fossero i suoi genitori e se avesse vissuto lì anche prima che le mani esperte e rugose del nonno lo avessero sistemato in quella comoda cassetta in mezzo a tanti bulbi come lui.
Era molto piccolo, allora. La sua buccia era di un bel marroncino pallido ed era tenera e delicata. Le mani del nonno lo avevano trattato con cura, lo avevano messo a testa in su, bello dritto e allineato. La cassetta era larga ed emanava un buon profumo di legno. Mentre sistemava i bulbi il nonno canticchiava a bassa voce una canzoncina allegra, forse di quando era bambino. Poi, sospirando per la  sua schiena dolorante, si era raddrizzato, con passi silenziosi si era allontanato e li aveva lasciati lì, nella fresca penombra della cantina.




Il tempo trascorreva lento. I piccoli bulbi chiacchieravano sommessamente tra loro, ogni tanto si facevano il solletico e ridevano a crepapelle, oppure qualche birichino svegliava gli altri di soprassalto, con un BU fortissimo che spaventava anche i più coraggiosi. Spesso, però,  parlavano di loro stessi e del loro destino:
 – Nessuno di voi sa di che fiore siamo i bulbi?- chiedeva un piccolino che era sempre il più timido a intervenire.
 – No, però ho saputo che siamo dei bellissimi bulbi, sani e forti. Per questo ci hanno messo in questa cassetta, per conservarci meglio – rispondeva un altro.
 – Conservarci per cosa? Qui il  tempo passa e non succede niente! – piagnucolava qualcuno.
Insomma basta! – esclamava un bulbo piuttosto grosso, che si dava arie da saputello – Mi sa che siete tutti bulbi di mammolette, visto come frignate!!
 – Smettila tu! – disse Bubbi, che non sopportava i prepotenti – Fai tanto lo sbruffone, ma nemmeno tu sai cosa ci succederà!
 – E va bene, va bene! – si intromise un bulbetto che non parlava molto, ma che pareva saggio – Ve lo spiego io! Cioè… ecco… io… io so che dobbiamo aspettare e che, quando verrà il momento giusto, cresceremo e cresceremo e …  solo allora capiremo tutto!
Le discussioni finivano sempre così: bisognava aspettare. Aspettare di crescere.





Bubbi ascoltava, cercando di farsi un’ idea. Aveva capito di non essere destinato a stare a lungo in quella cassetta in cantina. Vedeva infatti la sua buccia farsi sempre più scura e forte e sapeva che, quando il nonno scendeva lì sotto, lo faceva per controllare se stessero bene e per spostarli un po’ l’uno dall’altro, perché prendessero aria e non marcissero. Ma non capiva ancora il perché di tutto questo.

Una mattina di ottobre …  lo capì .
Seppe che era ottobre perché il nonno arrivò con una signora dalla voce gentile, che disse:
E’ ottobre, ci siamo finalmente!
Sì – rispose il nonno – è ora di portarli su.
Ne abbiamo tanti, vero? E sono bellissimi! – esclamò la signora.
Bubbi arrossì, sentendosi adulare così da una signora, ma doveva riconoscere che lui e i suoi amici erano davvero belli e avevano un aspetto forte e sano.
Dobbiamo procurarci della terra buona – disse il nonno con voce pacata.



Bubbi capì che qualcosa sarebbe cambiato. Sentì che anche gli altri bulbi erano emozionati come lui. Il brusio aumentava man mano che il nonno li prendeva a manciate e li appoggiava dentro a una scatola di cartone, più morbida della cassetta, ma meno spaziosa. I bulbetti, infatti, si ritrovarono uno sopra l’altro, rotolando e sobbalzando allegramente, mentre il nonno li trasportava fuori dalla cantina. La signora lo seguiva e sembrava contenta di quello che stava per succedere.


All’improvviso ci fu come un’esplosione. Un’esplosione di luce, di azzurro, di fresco. Lo spazio sopra di loro si moltiplicò e divenne immenso. I rumori assordanti.
Bubbi tremava. Sentiva i brividi sulla buccia e non sapeva se essere spaventato o curioso. O felice. Grandioso! Si trovava all’aperto!
L’azzurro sopra di lui era il cielo, la luce era quella del sole e i rumori non erano altro che le voci degli uccelli e delle foglie che si dondolavano  sui rami degli alberi.


Amicii! – gridò – Sarà un’avventura straordinaria!
Sì, sììì ! rispose un bulbo che si trovava in cima al mucchio.
Fatemi vedere! Spostatevi! – insistette un altro che invece era sommerso dai suoi amici.
Tutti si agitavano, smaniavano. Volevano respirare quell’arietta frizzante e godere della luce tiepida del sole autunnale.
Entrarono  in una specie di casetta. Una serra, seppe Bubbi che era stato attento alle parole che il nonno scambiava con la signora gentile. Lì dentro l’odore era diverso da quello della cantina. Era un odore pungente e inebriante. Sembrava … sembrava …
Bubbi non sapeva bene che profumo fosse, ma gli ricordava qualcosa. Qualcosa del suo passato.




Non ebbe nemmeno il tempo di soffermarsi su quel ricordo. Improvvisamente le mani del nonno lo tolsero dalla scatola di cartone e lui si ritrovò, insieme a pochi amici, su un grande tavolo di legno chiaro.
Hai visto che avevo ragione? - era la voce del bulbetto saggio che si trovava proprio  vicino a lui – Siamo cresciuti e adesso … adesso … oh, Bubbi, aiutami! Ho tanta paura!
Non temere, stammi vicino! - lo rassicurò Bubbi che, però, di paura ne aveva altrettanta.
Il bulbetto gli venne talmente vicino da appoggiarsi quasi alla sua buccia.
Stettero così, vicini, per un tempo che a loro sembrò interminabile. Nella serra non c’era più nessuno e, a poco a poco, anche tutti gli altri bulbi che si trovavano sul tavolo trovarono il coraggio di parlare, di chiamarsi tra loro, di ridere un po’ per scacciare i brutti pensieri.

A un tratto il silenzio venne squarciato da un suono, anzi, da un insieme di suoni mai sentiti finora.
Il nonno entrò nella serra ed esclamò:
Arrivano i bambini!
Bubbi pensò che il nonno lo avesse detto proprio a loro, ai bulbetti. Quasi per avvisarli.
Quei suoni allora … Quei suoni erano le voci squillanti di un gruppo di bambini che si stavano avvicinano, accompagnati da…
E c’è la maestra … - aggiunse il nonno come se volesse spiegar loro tutto quanto.
I bambini entrarono nella serra come una valanga. Bubbi vedeva i loro occhi curiosi guardare tutto quello c’era sul tavolo. Sentì la voce gentile della signora spiegare qualcosa. I bambini erano attenti e aspettavano.

Poi tutto accadde. E fu spaventoso.
Decine di mani frugarono sul tavolo, sparpagliando i bulbi.
Bubbi! Dove sei? Non lasciarmi! – piangeva disperato il bulbetto saggio –
Coraggio amico! Coraggioooo! – gli rispose Bubbi, mentre una mano grassottella lo portò vicino a due buchi scuri attraverso i quali la bambina cercava di annusare il suo buon odore.
Addioooo !!! – ormai la voce del suo amico era lontana. Bubbi lo vide in mano a un bambino biondo e sorridente.
Forse non vogliono farci del male – pensò Bubbi fra sé – Le loro mani non sono esperte come quelle del nonno, ma …
Ed ecco che la signora gentile appoggiò al tavolo un grande sacco bianco dal quale tolse qualcosa di morbido e marrone.
La terra!!! Ecco cos’era il profumo che aveva sentito appena entrato nella serra. Era il profumo della terra! Era nella terra che lui era nato. Ora lo sapeva e ne fu, chissà perché, felice.



Da quel momento le attività divennero frenetiche. Bubbi fu ripulito delicatamente (e inutilmente perché lui non era affatto sporco) e posato delicatamente a testa in su sopra un soffice strato di terra dentro a qualcosa di rigido che sembrava fatto apposta per accoglierlo.
Maestra, ci dai ancora vasetti? – chiedevano le voci dei bambini.
Allora questo è un vaso – pensò Bubbi, guardandosi intorno soddisfatto della sua capacità di ascoltare e di imparare tutte quella cose nuove.
Ma tutto la sua sicurezza svanì in un attimo. Al suo posto arrivò il panico. Cosa gli stava succedendo? Le mani della bambina avevano preso alcune manciate di terra scura e … lo stavano ricoprendo!
Bubbi non riusciva più a respirare! Non vedeva più niente!
Dov’è il cielo? Dov’è la luce del sole? Perché le foglie non dondolano più sui rami con il loro dolce frusciare?







Ora Bubbi non vedeva più il viso della bambina e non sentiva più nemmeno un rumore. Cercò di calmarsi. E di riflettere.

Quello che era successo doveva avere un senso. Il nonno e la signora gentile sicuramente non avrebbero mai voluto far del male a lui e agli altri bulbetti. Ne era sicuro. E allora perché tutto quel buio che lo circondava?

Stette in ascolto. Niente.
Ancora un sobbalzo. Capì che il vasetto in cui si trovava era stato spostato e appoggiato a terra, probabilmente assieme ad altri vasetti come il suo. Provò a chiamare il bulbetto saggio. Forse era ancora nei dintorni.
Ehi, amico … - Mi senti? Sono Bubbi!
Ti sento! Sono qui! Ah, lo so, non puoi vedermi! Ma sono vicino a te, in un vasetto marrone! – rispose la vocina dell’amico.
Ci hanno imprigionati, eh?- disse Bubbi amareggiato.
Ma no, ma no! Ma che imprigionati! Noi siamo BULBI!!!
Lo so, ma che significa?- aggiunse Bubbi
Aspetta e vedrai!- gli rispose misterioso il bulbetto – Aspetta e … addio!!
Addio amico! Buona fortuna!
Bubbi ascoltò il consiglio e si mise calmo ad aspettare.



La calma lo aiutò. Pian piano cominciò a sentire la carezza morbida della terra sulla sua buccia. Poi gli sembrò di respirare meglio. Anzi, si accorse di non aver mai smesso di respirare e ora, proprio mentre riprendeva a farlo con sicurezza, sentì che a ogni respiro il suo cuore veniva inondato dal profumo intenso e antico della terra. Provò a muovere il suo ciuffetto. Ci riusciva.
Poi dall’alto arrivarono persino delle goccioline d’acqua che rotolarono allegre e fresche sul suo corpo, fino a fermarsi sicure sotto la sua panciotta.
Stava benone. Altro che imprigionato. Quello era il suo posto ideale. Quello era il suo DESTINO.
Cominciò a sentirsi un po’ intorpidito. Aveva voglia di farsi un bel sonnellino. E così, tranquillo, si addormentò.




I bambini lavorarono nella serra e nell’orto circostante ancora per molti giorni. Ogni tanto innaffiavano i vasetti dei bulbi con poche gocce d’acqua fresca, così come il nonno e le maestre avevano insegnato loro.
Anche loro aspettavano con ansia. Sapevano che presto sarebbe successo.

Un sole pallido e quasi invernale scaldava la serra.  Dai vasetti allineati a terra erano spuntati dei teneri germogli verdi. Erano i bulbi che avevano bucato la terra che li ricopriva. Bubbi era tra loro. Era orgoglioso e felice. Sapeva  ormai da qualche tempo in che cosa  si sarebbe trasformato grazie alla magia della natura.
Aspettava, assieme ai suoi amici piantine, che i bambini venissero a scoprire quella meraviglia.
Ma c’era tempo. Sorrise al cielo, al vento, all’acqua  e alla luce.
Grazie a loro era diventato un bellissimo fiore violetto.





Maestra Assunta e i bambini delle seconde






Il basilico ha un profumo che sa di pesto




Alcuni estratti dai reportage sui quaderni delle quarte dopo aver preparato il pesto nell'orto, assaggiato i peperoni appena colti e fatto lezione sul compost con il nonno Alessandro, uno dei preziosi (ed eroici) esperti ortisti che ci guidano dall'anno scorso.
Il titolo del post è liberamente tratto da una gemma sinestetica affiorata in uno dei pezzi scelti dalle maestre delle tre quarte che quest'anno scendono tutte in orto una volta alla settimana.

"Venerdì 24 ottobre siamo scesi nell'orto.
Il nonno Alessandro ci ha accolti con un discorso sul compost ed è stato interessante.
Poi ci siamo divisi in due gruppi: il mio gruppo è andato a fare il pesto.
Abbiamo raccolto le foglie di basilico e le abbiamo pestate con pinoli, olio, aglio, sale e infine ci abbiamo aggiunto parmigiano.
Poco dopo è arrivato l'altro gruppo offrendoci peperoni crudi appena raccolti.
A me è piaciuta molto questa esperienza perché c'era mia mamma, perché era da un anno che aspettavo e ho notato anche che il pesto era salato."

"Venerdì, con tutta la classe, sono andato nell'orto.
Eravamo piuttosto felici e facevamo un po' di baccano.
Quando mi dissero che si faceva il pesto io non ci credevo perché pensavo che ci volessero tanti macchinari.
Abbiamo iniziato col cogliere il basilico: aveva un profumo buonissimo e sapeva di pesto!
Dopo di che abbiamo preso l'aglio e pestato con il basilico nel pestello; ci abbiamo messo anche l'olio perché non diventasse troppo denso; per completare ci abbiamo messo il pecorino grattugiato e i pinoli.
A quel punto il pesto era finito, lo abbiamo assaggiato con il pane e i peperoni, era un pesto buonissimo! "

"La prima volta che siamo andati nell'orto ero eccitatissimo: ci hanno fatto togliere le foglie di basilico; spiegandoci che si dovevano togliere i pezzetti neri, perché erano foglie già morte. Togliendole lasciavamo più possibilità a quelle ancora verdi.
Ci hanno fatto assaggiare dei peperoni che abbiamo raccolto e qualcuno si è abbuffato. Io non l'ho gradito molto.
E se questo è troppo poco, abbiamo anche macinato il basilico raccolto che era già stato lavato. L'abbiamo tritato con aglio e olio e spalmato sul pane; facendo la scarpetta. Gnam, era buonissimo!
Mi sono divertito da matti!"

"A me è piaciuta molto l'esperienza di andare nell'orto.
Dalla nostra classe, con la maestra Valeria, siamo scesi in giardino.
Le mamme dell'orto ci hanno divisi in gruppi; io ero con la mamma di Matteo, Francesca, che ci ha portati a raccogliere il basilico.
Dopo averlo lavato, ci siamo incamminati verso dei grandi tavoli di legno.
Sopra c'erano diversi tipi di mortai. Io mi sono chiesta a cosa servissero, poi la mamma di Sebastiano, Manuela, che era già ai tavoli ce l'ha spiegato. Dovevamo fare il pesto!
Abbiamo tolto l'anima dell'aglio, perché è poco digeribile, poi l'abbiamo messo nei mortai insieme ai pinoli, basilico, pecorino e olio.
Successivamente Francesca, sopra un piatto, ha messo dei pezzi di peperone verde e noi l'abbiamo assaggiato.
Al termine della giornata, dopo avere finito di fare il pesto, Manuela a ognuno di noi ha dato un pezzo di pane e pesto.
E' stata una bella esperienza e mi sono anche divertita."

TO BE CONTINUED


Diario dell'orto autunnale - classi II A e B Diaz


24 OTTOBRE 2014
Oggi per noi bambini delle classi seconde ha avuto inizio l'avventura nell'orto.
Suddivisi in gruppetti e guidati dall'insegnante e da alcuni genitori abbiamo ripulito le quadre in cui è suddiviso l’orto della nostra scuola. Abbiamo strappato le erbacce e rastrellato il terreno per togliere le foglie secche cadute al suolo in questi giorni di vento.



Poi abbiamo preparato il pesto schiacciando le foglie di basilico.



28 OTTOBRE 2014
Oggi abbiamo proseguito con la pulizia dell’orto togliendo erbacce, sassi, legnetti e foglie secche.
Alcuni di noi rastrellavano, altri raccoglievano le foglie in un grosso contenitore, altri ancora trasportavano il materiale di rifiuto con la carriola ai piedi di un albero in un angolo del giardino.



31 OTTOBRE 2014
Con l’aiuto di nonno Stefano oggi abbiamo vangato una zona dell’orto per rendere soffice il terreno in preparazione alla semina.
Al termine di questa faticosa operazione noi bambini delle classi seconde abbiamo interrato i bulbi di crocus che vedremo fiorire all’inizio della primavera.



4  NOVEMBRE 2014
Oggi purtroppo a causa della pioggia battente non siamo potuti andare nell’orto ma abbiamo comunque imparato cose molto interessanti sui bulbi. Ad esempio abbiamo capito che la profondità a cui devono essere interrati dipende dalla grandezza del bulbo: più è grosso più deve essere collocato in profondità.



7  NOVEMBRE 2014
Oggi pomeriggio divisi in gruppi abbiamo inizialmente vangato il terreno delle quadre per rendere soffice la terra, poi abbiamo concimato distribuendo con la pala lo stallatico ed infine rastrellato per livellare la superficie della terra.

11  NOVEMBRE 2014
Oggi pomeriggio nonostante la pioggerella abbiamo lavorato nel nostro orto.                                       Divisi in gruppi alternandoci nelle postazioni abbiamo ultimato la pulizia delle quadre, vangato ed infine con l’aiuto di un attrezzo chiamato ‘piantatore’ abbiamo interrato i bulbi di tulipano.
Abbiamo anche imparato il nome di alcuni attrezzi che usiamo spesso nell’orto e la loro funzione.









18  NOVEMBRE 2014
Anche oggi abbiamo piacevolmente  lavorato nell’orto per interrare i bulbi dello scalogno che è un parente stretto della più comune cipolla.
Dopo aver ascoltato attentamente  le modalità riguardanti la semina e i preziosi consigli di nonno Sandro, con l’aiuto della maestra Chiara, di Luca, un simpatico volontario, e delle mamme che a turno  ci affiancano  in questa interessantissima avventura naturalistica,  abbiamo eseguito il compito assegnato a ciascuno di noi con molto cura.
Oggi in particolare abbiamo imparato che questo tipo di  bulbo va collocato nella terra a una distanza regolare di circa 30 cm l’uno dall’altro lungo linee parallele distanziate tra loro di 25 cm circa.
A conclusione del lavoro di semina abbiamo poi collocato nel terreno in corrispondenza di ogni bulbetto una cannuccia colorata per poter seguire nei prossimi mesi lo sviluppo delle singole piantine.







25  NOVEMBRE 2014
Oggi per noi alunni di seconda è stata l’ultima uscita nell’orto prima della pausa invernale.
Nell’ultimo settore della seconda quadra abbiamo interrato con ordine, seguendo un filo precedentemente posizionato e ben distanziate fra loro, alcune piantine di insalata. Luca che ci assisteva singolarmente ci ha consigliato di inumidire le radici prima di collocarle nel solchetto da noi stessi scavato con la zappetta.

Eccoci al lavoro…..




Al termine di questa lunga operazione abbiamo costruito una  piccola serra per proteggere le delicatissime piantine.
Dopo aver posizionato alcuni rami di forsizia, particolarmente indicati perché lunghi e molto flessibili, tutti insieme abbiamo adagiato su di essi un telo di tessuto-non-tessuto che abbiamo fissato al suolo con alcuni grossi sassi.

Poi abbiamo messo al riparo dal gelo le radici di alcuni alberi e alcuni cespugli posizionando su di essi molti strati di foglie secche raccolte nel giardino dai nostri “rastrellatori”.
Infine abbiamo ripulito dalle erbacce infestanti una fila di pianticelle di cui ieri abbiamo conosciuto nome e proprietà.
 Si trattava di alcune piante aromatiche molto usate in cucina come il rosmarino o l’erba cipollina o per profumare la biancheria come  la lavanda.
Non è mancato neppure chi si è tuffato in un mare di foglie secche accumulate in un angolo del giardino.
In fondo in fondo l’orto per noi bambini.... è un vero divertimento!



Mini-serra invernale how to




Maestre, esperti ortigiani e volontari sono dempre alla ricerca di attività significative da programmare come proposta ai bambini nelle ore di orto.
Un po' perché bisogna pensare ad attività diverse per i "piccoli" gruppi in turnazione: ogni classe nell'ora di orto viene divisa in 2, 3 o più gruppi (a seconda della quantità di volontari presenti) che si alternano nelle varie attività.  Un po' perché nell'orto non si va solo a seminare o vangare.

Nel periodo tardo autunnale quando il freddo comincia a farsi più pungente e l'orto scolastico diventa giocoforza un po' faticoso, ecco che Luca, esperto ortigiano, ci ha proposto un'attività che ha visto entusiasti sia i bambini di seconda che quelli di quarta: la creazione di una mini-serra invernale!


OCCORRENTE
♠ piantine di insalata a  foglia di quercia, che è molto resistente al freddo (o altri ortaggi invernali a scelta)
♠ lunghi e flessibili rami di forsizia (nel periodo delle potature autunnali è facile trovarne)
♠ telo di tessuto non-tessuto
♠ sassi abbastanza grandi per fissare a terra la struttura

MONTA LA SERRA, SMONTA LA SERRA
Per far sperimentare l'esperienza a tutte le 5 classi filtro che quest'anno scendono in orto (due seconde e tre quarte) la serra è stata montata e smontata ogni volta.

Un'esperienza replicabile ogni novembre per l'orto scolastico!



La nostra mini-serra invernale!








Autunno poetico nell'orto



Le foglie pazzerelle

Le foglie stan già andando,
emanando la loro magia
piena di fantasia.
Loro han fede
nel vento
e senton già la loro
frenesia.


Poesia

In una calma quiete
io sto
le foglie già volan via
in una lieve atmosfera
che le porterà lontano.

Non c'è calma per quegli alberi
spogliati
si muovono le fronde
e son bagnati.

Non penso al resto
solo alla calma che mi godo
adesso.


Il riposo della natura

Finisce l'estate e comincia
l'autunno.
Il mese di riposo della natura
che piano piano comincia.

Gli alberi spogli sono come
braccia che invocano
aiuto.
Le foglie sono cadute
e col passare del tempo
hanno formato un lungo
tappeto di foglie che sembra
un biscotto variopinto.


L'autunno

L'autunno come un lampo è arrivato
e ha portato
dei bellissimi colori.
Gli alberi il colore han cambiato
e ora spogli, perché le foglie son cadute
e ormai son perdute,
sembrano spaventapasseri
che invocano aiuto.
Sotto di loro, le foglie
formano un tappeto colorato
e sembrano una tavolozza
che alcune volte svolazza.


L'arrivo dell'autunno

Arriva l'autunno,
gli alberi spogli
sembrano spaventapasseri,
il tappeto di foglie
è tutto colorato ed
anche un pò macchiato,
sembra una tavolozza di colori
di tutti i generi.
La coperta verde,
è fatta a mano,
si vede che è cucita ed anche abbellita.


L'autunno è tornato

L'autunno è arrivato,
ho visto un tappeto colorato
in un bosco incantato.
Il sole se ne è andato,
il vento è arrivato
e le giornate ha trasformato.

I bambini giocano con il cagnolino,
mentre le caldarroste scoppiettano sul camino,
la mamma prepara un budino
e si sente un buon profumino.



Autunno nell'orto

Si sente l'autunno
anche nell'orto.
Dalla finestra della
graziosa classe
si vede la serra che,
per le pianticelle,
è come una casetta ospitale.

I bulbi somigliano
a un bambino che cerca impaziente
di uscire da un guscio
che lo tiene chiuso chiuso come se
fosse in una piccola casetta
ma con l'uscio
chiuso a chiave.

E fuori
la carriola parcheggiata
in una radura incantata.


Si diventa grandi

I bulbi stanno crescendo.
Sono come un uovo pronto a schiudersi.
Aprono gli occhi per vedere la luce
e con molta calma
si abituano alla nuova stagione.
Ormai nella serra sempre staranno
e per tutto l'inverno dormiranno.


Autunno nell'orto

Nella serra dell'orto,
nel suo rifugio,
riposano i bulbi,
come piccole creaturine addormentate,
che conservano le loro energie
per germogliare in primavera.

Le foglie ai piedi degli alberi
non sono altro che coperte,
che li proteggono dal vento
che come un cavallo fugge via
bruscamente.


L'autunno pronto a sbocciare

Le foglie rosseggianti
sono come farfalle volanti
e i bulbi un po' cicciotti
sono come dei passerotti.

I bulbi somigliano a
un bimbo in attesa di crescere
che però non troppo dovrà attendere.


La vita

Le foglie lasciano il posto
e lasciano vivere la vita
come un urlo pazzo
che fa sconvolgere il mondo.
I petardi verdi scoppiano
e lasciano la fiamma
che vivrà nei secoli dell'universo.


I bulbi crescono

La serra è come
un rifugio sicuro al caldo.
Al coperto si sta
con una coperta bianca si crescerà.

I bulbi somigliano a
un uovo pronto a schiudersi.
Con cura e amore
il bulbo farà spuntare la natura
da una piccola fessura.

Storie di alberi e foglie


 

L'albero e la foglia

C'era una volta una foglia che voleva volare,
ma l'albero su cui era appesa non la lasciava andare.
Lo supplicava la foglia:
«Ti prego, ti prego, lasciami andare
mi vedrai ritornare.»
L'albero non si fidava
e con aria seria la guardava: «Non lo farò,
io di volare non ti permetterò,
di sicuro ti caccerai nei guai
e più non ritornerai!»
Ma una notte lei scappò
e nel grande fiume cascò.
Quando l'albero si svegliò
una brutta sorpresa trovò;
mentre si rassicurava
egli pensava
che quella folglia sciagurata
se l'era meritata.



Storia di un albero e di una foglia

In un freddo giorno d'autunno un albero ormai quasi spoglio si stava annoiando, allora decise di parlare con qualcuno.
Così fece, si mise a chiacchierare con una foglia, lei chiese: «Manca ancora tanto perché io mi stacchi da te»?
L'albero, non sapendo cosa rispondere, inventò una scusa e rispose: «No, rimarrai molto tempo attaccata a me».
La foglia si sentì rassicurata.
Passati un po' di giorni, un lieve venticello la portò vi e la foglia ancora in tempo gridò: «Mi avevi detto una buglia»!
L'albero dispiaciuto non pensò più alla foglia e della foglia non se ne parlò mai più.

Un pesto mostruosamente stregato



Il 31 ottobre 2014 con i bambini delle seconde abbiamo tardivamente raccolto le ultime piantine di basilico e abbiamo preparato il pesto con i mortai e i pestelli sui tavoloni di legno dell'orto.

Ogni classe era divisa in 4 gruppetti che si altenavano nelle varie attività del giorno: vangare il terreno delle quadre per prepararlo alla semina autunnale, raccogliere le foglie per la pacciamatura e il compost, piantare in vasetto dei bulbi di crocus e, appunto, preparare il pesto con le ultime foglioline di basilico resistite ai primi freddi. Ogni gruppetto ha potuto quindi fare a rotazione tutte le attività.

Mentre con il primo gruppo si sminuzzavano gli ingredienti, qualcuno ha fatto notare che preparare il pesto proprio il giorno di Halloween sembrava un po' strano. Abbiamo quindi deciso che questo pesto sarebbe risultato qualcosa di molto speciale, un pesto delle streghe, un pesto stregato, un pesto dei mostri... alla fine l'abbiamo chiamato PESTO MOSTRUOSAMENTE STREGATO.
E a nessuno importava che alla fine fosse troppo salato e con troppo aglio, tutti, dopo averlo spalmato sul pane e averlo assaggiato, saltellavano qua e là gridando "questo è il pesto più buono del mondo"! e anche "l'abbiamo fatto proprio noi"! C'è stato chi,  particolarmente interessato all'aglio avanzato dimenticato sul tavolo, ha deciso di assaggiarne dei pezzi con conseguente scomposta reazione euforica,  e chi, notando che si trattava pur sempre di bulbi ne ha portato a casa qualche spicchio da piantare.

Interessante è stato il dibattito tra pestisti esperti, che avevano già visto usare il mortaio da nonni o mamme, e pestisti neofiti, sul tipo di impugnatura da adottare: impugnatura come per grande matitone, impugnatura come per bastone e infine la giusta impugnatura.